Presenza • Risveglio• Coscienza • Conoscenza di sè• Evoluzione Vol 1, No 5 • OTTOBRE 2004
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Una pubblicazione della Fellowship of Friends   www.gurdjieff-ouspensky-centers.org


La Trasformazione della Sofferenza

"Maurice Nicoll ha detto che 'niente rende l'uomo così simile a Dio quanto la sofferenza'. Vorrei aggiungere che niente rende l'uomo così simile a Dio quanto la trasformazione della sofferenza." Robert Earl Burton

Nel corso dei ripetuti tentativi di ricordare se stessi, ad un certo punto sorge spontanea la domanda: come riuscire a continuare gli sforzi per più di qualche secondo o, nel migliore dei casi, di qualche minuto? Come prolungare la presenza? A questo punto, nella Quarta Via, entra in gioco lo shock della trasformazione.

Esso si basa sull'idea che la sofferenza crea una pressione tale che, se usata correttamente, può eliminare l'immaginazione e prolungare il ricordo di sè. Di solito, maggiore è la sofferenza, più si vorrebbe evitarla. Eppure, in termini di risveglio, la sofferenza offre un'opportunità unica per l'impatto che essa produce sul nostro stato meccanico. Se siamo addormentati, la sua forza ci farà dormire ancora più profondamente. Ma se siamo presenti, il potere della nostra sofferenza potrà aiutarci a rafforzare il ricordo di sè.

Quando la sofferenza fa il suo ingresso nella nostra vita, se siamo in grado di compiere uno sforzo cosciente per non identificarci con quello che proviamo -in modo da non resistergli, nè provare rancore, nè tantomeno biasimare quel soffrire- allora essa può lavorare a nostro vantaggio e servirci da catalista o terza forza per la consapevolezza. Può aiutarci ad essere più presenti. Come sottolineato da Robert Earl Burton, questo è il significato nascosto della sofferenza. La vera trasformazione contiene un fattore di risveglio.

L'idea può sembrare affascinante, ma la trasformazione è difficile da realizzare perchè in noi c'è la tendenza a resistere e ad evitare la sofferenza di qualsiasi natura, che si tratti di una piccola irritazione o di una circostanza che mette a repentaglio la nostra vita. Così come preferisce la facilità dell'immaginazione piuttosto che lo sforzo del ricordo di sè, allo stesso modo la macchina preferisce le comodità e il piacere piuttosto che il dolore, le seccature e l'agitazione. Dal punto di vista ordinario questo è normale, poichè cambiare la nostra reazione ed abbracciare la sofferenza piuttosto che resisterle, significa andare contro le leggi di Natura -il che spiega perchè la trasformazione sia un fenomeno così raro.

Il ricordo di sè ci consente di utilizzare i momenti della nostra vita per stimolare la presenza; la trasformazione ci consente di utilizzare i periodi di sofferenza per prolungare la presenza. Per trasformare la sofferenza bisogna cominciare dal ricordare noi stessi -dobbiamo, cioè, essere presenti alla sofferenza che stiamo vivendo invece di rifiutarla o non volerla ammettere. Se alcuni 'Io' sono in grado di sostenere questo tentativo, molti di più vi si oppongono e fanno di tutto per ostacolarlo. Più grande è la sofferenza, più è difficile mantenere il ricordo di sè al suo posto.

E questo perchè? Perchè la reazione più meccanica alla sofferenza sono le emozioni negative. Quando si attraversano dei periodi di sofferenza reale ci sentiamo feriti, arrabbiati, sconfitti e da compatire. L'osservazione dimostra tuttavia, che le emozioni negative prolungano la nostra sofferenza, trasformandola da reale a immaginaria: in sonno, riviviamo mille volte la nostra esperienza. Se invece non esprimiamo le emozioni negative che proviamo a causa della nostra sofferenza e non ci identifichiamo con esse, avremo l'opportunità di separare la coscienza dalle funzioni e questa separazione è quello che rende la trasformazione -e il risveglio- possibili.

Lavoro sulla trasformazione

Come già detto, la trasformazione non può verificarsi fino a quando non ci si liberi da tutta la sofferenza immaginaria che amplifica le emozioni negative. Cose come lamentarsi, criticare, sospettare, essere invidiosi, preoccuparsi, e tutte quelle forme di immaginazione negativa e di identificazione che non hanno nessun altro scopo se non quello di distrarci dall'essere presenti alla realtà del momento. La sofferenza immaginaria si verifica spesso, ma non porta da nessuna parte e non cambia nulla. Invece la sofferenza reale -come la malattia, il dolore, il cordoglio e l'essere emozionalmente devastati- si verifica molto più raramente. Ma quando arriva, è carica di un'intensità che può sostenere la presenza. È per questa ragione che Ouspensky suggerisce: "nel momento in cui soffrite, cercate di ricordare voi stessi."

Questo tipo di sforzo comincia col rinunciare alla sofferenza immaginaria -non mostrare irritazione o impazienza, non lamentarsi nè criticare, non preoccuparsi, non biasimare e, soprattutto, non compatirsi- e col sostituirla con l'attenzione divisa. Con sforzi quotidiani di questo tipo -scegliendo la presenza alla sofferenza immaginaria - rafforziamo il ricordo di sè e passiamo dallo stato di sonno a quello del risveglio.

Nel sonno, i quattro centri inferiori non possono distinguere la sofferenza reale da quella immaginaria e per questo rispondono ad entrambe con l'identificazione e le emozioni negative. Invece il ricordo di sè risponde ad entrambi i tipi di sofferenza con continui sforzi per dividere l'attenzione divisa. Si serve tanto della grande quanto della piccola sofferenza per stimolare e prolungare lo stato senza parole della presenza che è tipico del funzionamento dei propri centri superiori. Come ha detto Robert Earl Burton: "il trasformare e il non identificarsi con la sofferenza mette in luce tutte le nostre possibilità. Più si trasforma la sofferenza, più emerge la propria anima".


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1—Le idee fondamentali della Quarta Via
• Conoscenza di sè · Livelli di consapevolezza
• L'uomo in quanto macchina · Coscienza, volontà e unità
• Ostacoli al risveglio · Tre linee di lavoro

2— La Teoria dei Centri(richiede la lettura 1)
• I quattro centri inferiori
• Il centro sessuale
• I Centri Superiori
• L'anima, lo spirito

3— Modi Pratici per Conquistare e Prolungare la Presenza
(richiede le letture 1 e 2)
• Come introdurre e sostenere il ricordo di sè



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Ercole che lotta contro il leone di Nemea, particolare di sarcofago greco, 550 A.C. circa, Santa Maria sopra Minerva, Roma.

Considerazioni sulla Trasformazione
Niente può essere ottenuto senza sofferenza ma, allo stesso tempo, bisogna cominciare dal sacrificare la sofferenza. Distruggere la sofferenza significherebbe, per prima cosa, distruggere tutta una serie di percezioni per le quali l'uomo esiste e, seconda cosa, la distruzione dello 'shock', vale a dire della forza che da sola può cambiare la situazione.
George Gurdjieff
Di per sè la sofferenza non può portare nulla, ma se uno ricorda se stesso in connessione con essa, può diventare una grande forza. Se non esistesse, bisognerebbe creare la sofferenza perchè senza uno non può arrivare al corretto ricordo di sè. Ma le persone cercano di scappare dalla sofferenza, o di mascherarla, o si identificano con essa, distruggendo in tal modo l'arma più potente a loro disposizione. L'evoluzione dipende dall'atteggiamento dell'uomo; se egli accetta la sofferenza e cerca di non identificarsi con essa.
Peter Ouspensky
La sofferenza può distruggere o fare un uomo, a seconda se egli permette alla sua attenzione di attaccarsi all'infelice carne mortale o se invece, con grande sforzo, riesce a trasformarla in quel principio di coscienza che è in grado di guardare l'organismo fisico e le sue sofferenze da un punto di vista oggettivo e distaccato. Per coloro le cui vite sono piene di sofferenza involontaria è quasi impossibile poter concepire la sofferenza come una cosa positiva. L'uso intenzionale della sofferenza diventa pratico solamente in connessione con il lavoro di una scuola di rigenerazione.
Rodney Collin
Non siamo alla ricerca della sofferenza, ma della sua trasforrmazione. La maniera migliore di lavorare con la sofferenza è di accettarla e, invece di respingerla, lasciarle fare il suo corso. Forse l'aspetto più doloroso del soffrire è l'augurarsi che abbia fine perchè invece, accettandolo, ci si innalza al di sopra di esso. Sopportare l'attrito senza identificazione rappresenta la parte più nobile del risveglio. Dobbiamo ricordarci che l'attrito non è quello che sembra. Bisogna accettare la sofferenza quale principio generatore di vita e non come un ostacolo.
Robert Earl Burton
So che ogni pena è una grazia
William Blake 
Secondo la legge che governa l'universo, tutta la sofferenza fa parte del tuo amorevole travaglio per portare alla luce il tuo vero sè.
Meher Baba
Tutte le rampe inferiori sono state debitamente percorse e io continuo a salire sempre più in alto Vetta dopo vetta s'inchinano i fantasmi dietro di me.
Walt Whitman
Voi, notti dolorose, perchè non v'ho accolto ancor più genuflesso?
Rainer Maria Rilke
Ovunque una grande gioia è preceduta da un grande dolore.
Sant'Agostino
Se il fuoco è robusto, s'impossessa rapidamente della materia che viene accatastata su di esso e, nel consumarla, si innalza più in alto proprio in virtù di quella stessa materia.
Marco Aurelio



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